martedì 15 dicembre 2015

"La leggenda di Bobby Z/Morte e vita di Bobby Z" di Don Winslow







 Se ammazzi un  Hell's Angel nel cortile di San Quentin non hai molta scelta. Ti prendi l'ergastolo, perché l'uccisione creativa con una targa, affilata come un rasoio, non comporta sconti di pena, e i centauri amici del morto saranno altrettanto creativi con te.
 Essere prelevato dalla cella, bendato e trasportato come un pacco, fino a ritrovarti seduto in una stanza senza finestre e piena di agenti della Dea, può essere un nuovo inizio.
  Tim Kearney si rende conto di essere un miracolato. Tolto dall'inferno dell'ergastolo e dalla piscina degli squali motociclisti, lui deve solo fingere di essere qualcun'altro. Un certo Bobby Z. Chi diavolo è Bobby Z?
 Robert James Zacharias è un mito, e come tutti i miti non si sa dove finisce la realtà e comincia la leggenda. Una cosa è certa, prima di compiere diciotto anni era già un pezzo grosso del contrabbando di droga con annessa mustang e autista. Una leggenda che dopo il diploma nessuno ha più visto di persona. Nessun contatto diretto. Solo telefono, fax, ecc. Un mito.
L'opposto di Tim, visto che la sua carriera si basa su qualche furto e sulla radiazione dai Marines. Ora però, Tim è importante. Tim assomiglia a Bobby Z, che fa affari con Don Huertero, il signore della droga del Messico settentrionale.  Don Huertero ha sequestrato l'agente Arthur Moreno. Per restituirlo, Huertero vuole Bobby Z. Il problema è che Bobby Z è crepato in carcere per infarto, da ciò deriva l'importanza di quel fesso di Tim.
 Dopo un periodo di apprendimento di tutte le notizie inerenti Z, Tim è pronto per lo scambio ed essere ospitato nel fortino di Brian Cervier, in attesa dell'arrivo di Don Huertero. Una fortezza protetta da torri di guardia e da un muro alto due metri oltre il quale vi è solo il deserto. Un giardino dell'Eden con piscine, alcolici, ragazze da urlo e droga in quantità. Un paradiso da cui non si può essere scacciati, perché se non sei puro, ci pensa Don Huertero a redimerti. Per Don Huertero, Z non è decisamente puro ed è per questo che ha voluto lo scambio, per purificarlo infilzandolo come uno spiedo e cuocerlo al barbecue. Tim deve scappare da quel posto, simile alla prigione da cui la Dea l'ha tirato fuori. Deve fuggire a ogni costo.




 Nel deserto di Don Winslow, i cowboy non radunano mandrie di bovini, ma di persone. Gli immigrati messicani vengono pungolati come bestie e incanalati in furgoni mai sazi. Il confine tra la California e il Messico è la nuova frontiera in cui il conflitto non è tra le razze o le nazioni, ma tra la legalità e l'illegalità. Un fronte immateriale quindi, poiché il Male di entrambe le nazioni si sostiene a vicenda, mentre la legge è un po' funambolo e un po' trapezista.
 Il deserto però è tangibile. Non hai neanche bisogno di toccarlo per accorgerti della sua presenza. Quella l'avverti anche a distanza. Anche se sei in una villa con tutti i comfort possibili e immaginabili. Il deserto è come quel muro di acqua innalzato da Mosè attraverso il cammino del Mar Rosso. Una creatura mostruosa pronta ad abbattersi su di te. Pronta a riprendersi il suo spazio, come una formula alchemica in grado di mutare ogni cosa.
 Il deserto è la vera pietra filosofare. Il deserto è in grado di trasformare l'uomo. Il deserto plasma l'uomo come le mani di Dio plasmarono l'argilla, ma con una finezza di cesellaggio che è possibile solo dopo che la materia si è adeguatamente solidificata. Dopo che si è vissuti. Perché è sempre possibile ricominciare.



 Questa funzione alchemica del deserto, primordiale rispetto lo stesso cristianesimo, collega Don Winslow con L'Amour, ma soprattutto con "Il deserto di Yuma", sia per l'interazione spirituale con l'arido spazio incubatore, sia per l'interazione "fisiologica". Le stesse tecniche di sopravvivenza, come l'uomo borraccia, accomunano i due scrittori e le due opere.
 Altro elemento è il cacciatore indiano, qui però estremizzato. Quello di  Don Winslow è una sorta di ghiottone di carne e anime. Non vi è nobiltà della caccia e dell'avversario, ma solo adrenalina e sadismo.
 Don Winslow spezia tutto con molta ironia, soprattutto grazie a Tim e al suo modo di adattarsi alle situazioni, un po' da marine e un po' da incasinatore nato. Alcuni momenti saranno di vero delirio. Una comicità in grado di metterti k.o., ma senza darti il tempo di riprenderti, standotene steso a sentir contare la Xpecora. Il caso, in questo romanzo, è come uno spiritello con l'umorismo nero di un ragazzino che ha perso l'aereo.




 "La leggenda di Bobby Z/Morte e vita di Bobby Z" è un circolo vizioso in cui ognuno è costretto ad assolvere a un determinato ruolo per salvare la pelle. Non c'è differenza tra chi fugge e chi caccia. Chi caccia lo fa solo per non divenire la preda di un cacciatore ben più potente e crudele.
 Nella nuova frontiere si contrabbandano vite, ma senza i problemi e le sfide dell'antico abigeato. Il diritto di possesso si estende come l'orizzonte aspro. E un potere dinastico. Medioevale. Una successione frutto dell'omicidio e non della nascita. Senza alcuna distinzione di razza o nazionalità, di deserto o città. Medioevale, come le torture che possono venire inflitte.
 Tim/Z sa di essere uno sfigato nato, proprio per questo dovrà andare oltre le normali possibilità umane per poter sfuggire a questa rete di tranelli, agguati, assedi e inseguimenti. Dovrà essere più folle di quei loco che lo vogliono morto o legato come un salame. Tutto ciò lo renderà ancora più simile al vero Bobby Z. Tim diventerà leggenda.



 Frasi Incapsulate:

 «Dunque è omicidio», conclude l'avvocato.
«Legittima difesa», insiste Tim.«Israele lo fa sempre», spiega all'avvocato.
 «Israele è uno Stato», replica l'avvocato. «Lei è un delinquente di carriera.»

«A due passi dal confine messicano», aggiunge Tim.
«Un confine», risponde Brian, «è uno stato d'animo.»

«Me ne frego», dice. «Sono ubriaco.»
«Tu sei nato ubriaco.»
«Mia madre era ubriaca.»
«Altrimenti avrebbe abortito.»

 «Sai, pensavo. Non sono mica sicuro che bisogna proprio prenderlo vivo. Secondo me, se ti capita, puoi anche farlo fuori».
«Gli ficco questo nel collo e sta' sicuro che poi non sente più niente. Resta vivo, ma si caga addosso e nemmeno se ne accorge.»
«È una tradizione indiana?»
«Per me, se a Don Huertero glielo portiamo ridotto così, lui è contento»

«Cazzo, Gruzsa», esordisce Duke. «Te l'ho raccontato che mi sono scopato tua madre e tua sorella?»
«Mia madre è morta e mia sorella è lesbica», risponde Gruzsa. «Quindi è da te.»




2 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Ma pensa, mai avrei creduto di trovare Bobby Z in un blog western: geniale!
Il film non mi convinse molto e non ho letto Winslow, ma dopo questa recensione mi sa che ci scappa la ri-vjsione ^_^
Pensa che il film l'ho visto perché vanta un rarissimo cameo di Sam Sheridan, artista marziale (e saltuariamente stunt e consulente sul set) che qualche anno dopo ha scritto la sua biografia marziale "Cuore guerriero", che ho recensito su TM http://www.thrillermagazine.it/11194/cuore-guerriero
parla anche delle riprese di questo film ma al volo non ricordo molto: se ritrovo il punto ti faccio sapere ;-)

Ivano Satos ha detto...

Il film centra pochissimo con il romanzo. E' stato fatto moltissimo in economia. L'ho visto per curiosità, ma sono rimasto molto deluso. Manca sia della bellissima caccia nel deserto, quella presente è una farsa, sia dell'intreccio di cacciatori. Per non parlare del ruolo di Sola Andata o dei legami western sparsi da Winslow. Un vero peccato :(