martedì 4 agosto 2015

"Se sei vivo... restaci!" La sopravvivenza nei luoghi dei film western - Bear Grylls nella Sierra Nevada, tra formiche d'assalto, conigli rabbiosi, manzanita dentaria, sambuchi otturati e serpenti reali!





     Oggi parleremo della Sierra Nevada, catena montuosa che si estende dalla California al Nevada. Per i pionieri e i trapper La Sierra ha rappresentato un muro tra gli stati dell'est e la California. Il primi uomini bianchi che riuscirono ad attraversare questo inferno bianco furono gli uomini guidati nel 1827 dal grande Jedediah Smith, mitico trapper ma anche cartografo e scrittore. Egli riuscì a scoprire ciò che in futuro prenderà il nome di Ebbetts Pass,  varco utilizzato fino ad allora solo dai Nativi.
 Il passo, che secondo alcuni fu utilizzato nel 1841 dalla carovana di Pionieri guidata da John Bidwell, divenne particolarmente battuto grazie alla scoperta dell'oro a Coloma nel 1848. Nel 1853 fu attraversato da un elevato numero di cercatori d'oro guidati dal maggiore John Ebbetts, il quale propose di creare una tratta ferroviaria attraverso di esso. Il team US Geological Survey chiamò il passo con il nome ufficilae di Ebbetts Pass nel 1893, in onore del maggiore Ebbetts morto nel 1853.
 Tra il 1827 e il 1853, La Sierra fu il teatro di una delle più gravi tragedie a carico dei pionieri, quella della spedizione Donner. Nell'Illinois del 1885 cominciò a diffondersi un libro in grado di donare speranza alle famiglie di agricoltori. Famiglie la cui esistenza dipendeva dall'insorgere di improvvise calamità come alluvioni, parassiti e uragani. Lansford Warren Hastings, in The Emigrants' Guide to Oregon and California, indicava la California come nuovo Paradiso Terrestre. La fertile terra dell'Oregon, fino ad allora meta degli emigranti, risultava troppo distante e ciò limitò il numero delle persone disposte a intraprendere un viaggio massacrante per una nuova vita. L'autore sosteneva che da Independence (Missouri) il viaggio verso la California avrebbe avuto una durata inferiore ai 120 giorni rispetto ai cinque mesi necessari a raggiungere l'Oregon. Il tragitto prevedeva di abbandonare la pista Oregon a Fort Bridger, girare a sud-ovest fino a raggiungere il Gran Lago Salato e proseguire dritto fino alla baia di San Francisco.




 Non tutti erano disposti a rischiare nonostante la notevole riduzione della durata del viaggio. Le storie di tragedie a carico di molti pionieri partiti dall'Illinois venivano ancora narrate con labbra tremanti. 
A Springfield i fratelli Donner, George e Jacob, decisero di partire nonostante il parere di molti. I due fratelli, memori della crisi '37-'38, erano consapevoli della necessità di trovare terreni più fertili, al fine di aumentare la produzione e ridurre i costi. A loro si unirono altre famiglie.
 Una volta raggiunto il Gran Lago Salato, la situazione era già critica con scorte di cibo e acqua drammaticamente ridotte. Attraversare quel territorio inospitale rappresentava la certezza di non poter fare rifornimenti.
 Dopo aver perso moltissimi capi di bestiame, 100 capi rubati dagli indiani e altri morti per la fame e la stanchezza, la carovana raggiunse a novembre il  lago Truckee, nella Sierra Nevada. I pionieri non riuscirono a pescare le trote del lago e, con l'esclusione di un orso, non riuscirono a cacciare animali. Come andò a finire? Non molto diversamente da quanto avvenuto per Alfred G. "Alferd" Packer, ma ne parleremo in un post dedicato interamente a questa tragedia.
 Penso che sia utile scoprire come sopravvivere nella Sierra Nevada vero? Vediamoci allora la puntata di Man Vs Wild dedicata a questa zona selvaggia!





      Ogni anno 5 milioni di canoisti, escursionisti e scalatori si recano nella Sierra Nevada. Duecento di questi vivono esperienze che dir negative è un eufemismo. Anche voi potreste essere tra questi duecento, quindi meglio vedere la puntata di Ultimate Survival dedicata alla Sierra Nevada.
  Bear Grylls si catapulta sulla Sierra in compagnia di una bottiglia d'acqua, una tazza e una selce. Come orientarsi ora? Semplice, usando la tecnica del bastoncino. Risulta importante orientarsi poiche andando verso est si raggiungerebbe il deserto della Sierra.
 Non incontreremo il deserto ma ci affacceremo su uno splendido strapiombo. Bear Gryllsci spiega il segreto per scendere in sicurezza. Il bello di Grylls è che condisce i suoi insegnamenti con epitaffi di vari escursionisti, incentivando quindi la nostra attenzione.
 Come sempre è importante seguire i corsi d'acqua, magari non ci condurranno verso una città, ma potremo incontrare fabbriche o fattorie. Costruire una zattera con della legna può semplificare la vita, cascate permettendo...



 Il legno si trova facilmente, ma come legare i vari tronchi e rami? Con la vite selvatica naturalmente.



 La vite selvatica (Vitis vinifera subsp. silvestris) è una pianta rampicante che cresce spontaneamente in Oregon e in California. Predilige le aree umide e vive per circa trent'anni. Le foglie presentano 3-5 lobi e i fiori, giallo-verdastri, sono presenti da maggio a luglio. Sia le fogli sia gli acini sono commestibili.
 La vite selvatica è presente quasi in tutta la penisola italiana e lungo il bacino mediterraneo, tranne che in Egitto e Libia.





 Dopo una bella dormita, aromatizzata al legno di vite, è fondamentale mettere qualcosa di più sostanzioso sotto i denti. Da buon salutista inglese, Bear dà molta importanza alla prima colazione e si prepara un tè con gli aghi di pino. Sembrerà strana come tisana ma è decongestionante e rinfrescante.Gli aghi di pino crudi sono inoltre una buona riserva di acqua e di vitamina C, otto volte superiore a quella del limone.
 Dopo un po' di pinoli e una bisciarella, Bear riesce a trovare dei cavalli al pascolo. Utilizzando la tecnica indiana cercherà di tranquillizzare i cavalli e utilizzarli per uno spostamento più sicuro (?) di quello realizzato con la zattera biodegradabile.




 I cavalli però, anche se si riescono a domare, non sono come le automobili. In un'automobile puoi dormire, su un cavallo la siesta non sarebbe altrettanto comoda. Ecco quindi che il nostro Bear ci insegna a costruire un rifugio con i resti di un abete morto. Quando si costruisce un rifugio è importante controllare che sia pianeggiante, che non vi sia un percorso battuto da qualche animale, che vi sia uno spazio libero al di sopra, al fine di essere avvistati da possibili elicotteri di passaggio. Altro elemento fondamentale è che non vi sia un formicaio di formiche rosse nei pressi del "lotto".
 Vi sono due specie particolarmente "fastidiose" che possiamo incontrare nella Sierra Nevada, specialmente sul versante californiano. Queste sono la Pogonomyrmex barbatus e la  Solenopsis invicta.





 La Pogonomyrmex barbatus è detta anche formica rossa o formica mietitrice rossa. Risulta lunga circa 7-8 cm, le antenne sono costituite da dodici segmenti e la parte inferiore della testa è caratterizzata dalla presenza di una fila di peli. Altra caratteristica fondamentale per distinguere questa formica è la presenza di un pungiglione, la cui puntura risulta estremamente dolorosa. L'epinoto, primo segmento addominale fuso con il torace, presenta due spine, visibili nella foto in alto.
 Questa specie di formica si trova in Messico e negli Stati Uniti (California, Arizona, Utah, Colorado, New Mexico, Texas, Oklahoma, Kansas).  I nidi risultano più frequentementi nei terreni coltivati, per una maggiore disponibilità di cibo. Il nido presenta un unico foro di entrata che si apre direttamente sul terreno. Esso risulta circondato da una zona priva di veggetazione. Si ritiene che la rimozione delle piante venga effettuata per mantenere la zona esposta ai raggi solari, permettendo quindi un microclima asciutto e caldo. Si cibano prevalentemente di semi ed erba, da qui il loro nome.


http://ninnescahlife.wichita.edu/node/701


La Solenopsis invicta è anche detta formica di fuoco o formica guerriera.



 Originaria del Sud America, oggi risulta diffusa negli Usa ( Alabama, Arkansas, California, Florida, Georgia, Louisiana, Maryland, Mississippi, New Mexico, North Carolina, South Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, e Virginia), in Oceania e nel Sud-Est asiatico.
 Lunga da 3 a 6 mm, presenta un peziolo, che sarebbe la vita della formica, costituito da due segmenti, mentre le antenne risultano formate da dieci segmenti. La mandibola ha quattro denti distinti. Il colore è rosso/marrone con una sfumatura nera sull'addome.
 Il pungiglione risulta responsabile di punture dolorose accompagnate da un'intensa reazione infiammatoria. Circa il 95% del veleno è costituito da un alcaloide ad azione necrotizzante. Il restante 5% è rappresentato da proteine e peptidi ad azione allergizzante in soggetti sensibili. Le formiche si ancorano al corpo della vittima utilizzando la bocca, dopo di ciò pungono la vittima con il pungiglione. Dopo 24 ore si formano delle pustole bianche e si manifesta dolore localizzato.
  L'alimentazione risulta ricca di proteine e caratterizzata da animali morti. Le formiche operaie raccolgono anche melata, secrezione zuccherina secreta da alcuni insetti, ad esempio gli afidi. Sono attratti da alimenti ricchi di zuccheri, grassi e proteine. Si è osservata una particolare attenzione verso la biancheria sporca. Tutte queste informazioni devono essere tenute a mente durante l'organizzazione di un accampamento in zone dove tali formiche risultano presenti.
 L'apertura dei formicai è caratterizzata da un monticello di terra che raramente raggiunge i 46 cm di diametro. Se un intruso interagisce con esso causerà una reazione violenta da parte delle formiche che usciranno numerose dal formicaio attaccando con morsi e punture l'aggressore.


http://www.alexanderwild.com/

 Bear Grylls ci ha spiegato il possibile utilizzo per il pino, il salice e l'abete. Ora parliamo del cedro, il cui ottimo legno veniva utilizzato dai Nativi per forgiare giavellotti. Esso è infatti un legno molto duro, ottimo per cacciare il coniglio.



 Da questa puntata inizierò a far riferimente ad un libro a cui tengo moltissimo, "Le tracce raccontano" di Luigi Boitani. Questo libro, ormai introvabile, me lo feci regalare a undici anni, quando ero un accanito lettore della rivista Airone, ne parlai già qui, che all'epoca era ben diversa da quella di oggi. Il libro venne pubblicato proprio dalla Mondadori per la collana "Le guide di Airone". A questo libro dedicherò probabilmente una rececensione.
 Ora possiamo quindi dedicarci al coniglio e alla lepre, includo quest'ultima per la sua affinità col coniglio. Di questi due animali, come avrete già capito, ne parleremo dal punto di vista delle tracce e non da quello zoologico e culinario.
 I leporidi hanno zampe anteriori provviste di cinque dita e quelle posteriori di quattro. Tutte le dita sono provviste di unghie robuste ben visibile sulle impronte, dove non risultano invece visibili i segni tipici dei cuscinetti plantari, poiché questi animali ne sono privi. L'impronta delle zampe anteriori non presenta mai traccia del quinto dito, che risulta quasi completamente atrofizzato.
 Nella lepre l'impronta anteriore è lunga circa 5 cm e larga 3 cm, quella posteriore risulta più grande di circa un cm. Le impronte del coniglio non superano mai i 4 cm di lunghezza e i 2,5 di larghezza. La distinzione, tra le tracce di lepre e quelle di coniglio, si basa anche sulla distanza tra due serie di impronte, che corrisponde alla lunghezza del salto. Nel coniglio è al massimo di 50 cm, mentre nella lepre oscilla tra 1 e 3 m.


"Le tracce raccontano" di Luigi Boitani


 Le energie sono essenziali in una situazione estrema, bisogna chiarire quindi che lo studio di queste tracce può essere utile per disporre trappole lungo un percorso battuto spesso da questi animali, possono crearsi dei veri e propri sentieri sicuri, ma che seguire le tracce di una lepre può voler dire compiere moltissimi km senza raggiungere la preda. Seguendo quelle del coniglio potremo, bene o male, raggiungere invece una tana.
 Il coniglio è un animale sociale, egli vive in complessi di tane intercomunicanti, ognuna lunga 1-2 m. Quando mamma coniglio si allontana chiude la tana con terra e foglie, marcandola anche con feci e urina.
 La lepre invece si accuccia in una depressione del terreno posizionata tra l'erba alta, vicino a dei cespugli o in un campo coltivato. Se riuscite a muovervi lentamente potete avvicinarvi fino a pochi metri prima che l'animale fugga, le lepri infatti si immobilizzano sperando di non essere avvistate, specialmente se  presente una cucciolata.
Per quanto riguarda gli escrementi, essi vengo rilasciati dalle lepri lungo il cammino, sotto forma di palline di 1,5-2 cm leggermente schiacciate, raggruppate in un'area di 10-30 cm. Quelle del coniglio sono di circa 1 cm, sferiche, scure e depositate in un posto specifico nei pressi dell'entrata della tana. Generalmente durante l'inverno sono più chiare e più secche rispetto a quelle estive.
 Un altro segno sono i rametti recisi, con taglio netto, obliquo e senza sbavature. In alcune aree, spesso se povere di cibo presente in superficie, si notano delle buchette poco profonde, di forma allungata, circa 10-15 cm per 4-6 cm, finalizzate a scoprire bulbi, tuberi o radici.


"Le tracce raccontano" di Luigi Boitani


 Il coniglio va cotto con molta attenzione, per evitare di essere infettati dal virus della rabbia. Il virus responsabile della rabbia, il Lyssavirus sierotipo 1, può essere trasmesso attraverso la saliva e il morso di un animale infetto. In rari casi l'infessione può subbentrare attraverso l'ingestione di carne proveniente da un animale affetto dalla malattia. Alcuni ritengono che il rischio esista solo in caso di consumo di carne cruda, essendo il virus particolarmente sensibile al calore. Confermati sono i rischi derivanti dal contatto con carne infetta durante le fasi della macellazione. Numerosi sono gli animali che possono ospitare il virus. Si distingue una rabbia urbana, quando interessa un animale domestico (cani, gatti, bovini, equini, ecc), e una rabbia silvestre, in caso di animali selvatici (volpe, lupi, ratti, cervi, scoiattoli, conigli, pipistrelli, ecc).
 Il periodo di incubazione è abbastanza lungo, circa 3-8 settimane, ma vi sono casi di rabbia precoce, 5 giorni, e rabbia tardiva, 6 mesi. I sintomi prodromici sono febbre, anoressia, nausea, cefalea, ansia e insonnia. Questi sintomi, che durano all'incirca da 2 a 10 giorni, sono seguiti dalla rabbia furiosa, caratterizzata da alterazioni cerebrali e del SNA. Si avranno quindi idrofobia, fotofobia, intolleranza ai rumori, agitazione, allucinazioni, spasmi muscolari e ipereccitazione psichica e motoria. La morte sopraggiunge dopo 4-5 giorni, se non si viene sottoposti a profilassi postesposizione entro 24 ore dall'inoculazione del virus.
 Se quindi per l'acqua vale un discorso diverso, essendo i microrganismi contaminanti responsabili di patologie contrastabili adeguatamente, nella maggiorparte dei casi, anche giorni dopo la loro inoculazione, per la carne cruda il discorso è molto più serio. Non si potrà infarri rischiare al fine di guadagnare tempo per attendere di essere soccorsi o al fine di raggiungere una località abitata.
 Se volete approfondire altre simpatiche malattie, vi consiglio un testo fondamentale per lo studio delle malattie infettive: "Malattie infettive" di Adriano Lazzarin.

 


Come accendere un bel fuoco? Con il legno di sambuco. Bear Grylls vi spiegherà come utilizzare questo legno, mentre io vi parlerò ora di questa pianta.



 Il sambuco (Sambucus nigra) è un arbusto alto circa 6 metri. La corteccia è grigio chiara ma tende a scurirsi con l'età. Le foglie hanno una lunghezza di 10-30 cm, di forma lanceolata com margini dentati e disposte a coppie contrapposte. I fiori sono bianco avorio, dotati di cinque patali e presentano un diametro di 5-6mm. I fiori formano delle infiorescenze con diametro di 10-30cm, che rendono ben distinguibile la pianta da fine primavera a metà estate.
 I frutti compaiono in grappoli verso fine autunno. Queste bacche viola quasi nere, con diametro di 3-5mm,  presentano un contenuto di acqua pari al 79%, un 16% di carboidrati , il restante 5% è ripartito tra fibre e proteine. 100gr di bacche forniscono 73 calorie. I sali minerali sono: potassio, il calcio, il sodio, il fosforo, il ferro, il magnesio, il rame, lo zinco ed il magnesio. Le vitamine sono: vitamina A, vitamine del gruppo B (essenzialmente B1, B2, B3, B5, B6) e vitamina C.
 I frutti vanno consumati maturi e sempre dopo essere stati cotti, al fine di eliminare le tossine presenti in essi. I frutti hanno un effetto lassativo. Ricordate ciò prima di consumarli, soprattutto verificate la possibilità di rifornirvi di acqua, onde evitare un'eccessiva disidratazione.
 Numerose sono le proprietà terapeutiche del sambuco, soprattuto per i disturbi respiratori. La tisana di fiori è utilizzata per l'asma, il raffreddore, la tosse e i reumatismi. I fiori, essendo ricchi di flavoni, hanno un'importante azione antiossidante.
 Le foglie tritate e applicate per un paio di ore, magari con sale e aceto, su un ascesso ai denti   riescono a ridurre il dolore. Sempre un trito di foglie può essere utile per i vostri dolori lì. Come dove? Alle emorroidi! Basta un'applicazione di 1/4 d'ora. Poi è solo paradiso!






 Attenti a non confondere il sambuco con altre piante simili ma velenose. Spesso vengono consumate erroneamente le bacche di Sambucus ebulus. Questo piccolo arbusto, alto non più di 2m, è presente in Europa, Asia e in alcune zone degli Usa. Si distingue comunque facilmente dal Sambucus nigra non solo per l'altezza ridotta, ma anche per il tipo di foglie, lanceolate per il Sambucus nigra e pennate per il Sambucus ebulus. Le foglie di quest'ultimo emanano anche un odore fetido. I fiori, raccolti sempre in infiorescenze, risultano bianchi ma spesso hanno sfumature rosa.  I frutti sono bacche nere  di 5-6mm di diametro, contro i 3-5 della pianta di Sambucus nigra che formano un grappolo sempre pendente. Il tronco del S. nigra è grigio mentre quello del S. ebulus è verdastro.
Ecco alcune foto per comprendere meglio le differenze con la pianta rappresentata nelle immagini precedenti.






 I bravi escursionisti sanno che non devono lasciare le loro schifezze inquinanti in giro, ma ciò non vuol dire che possano liberarsi in maniera spensierata dei rifiuti organici dei loro pasti, o dei loro residui evacuativi.... No, non si fa compostaggio creativo. E' infatti necessario sotterrare il materiale biologico a debita distanza dai corsi d'acqua ma anche dal rifugio, in maniera che il rifugio non sia comunque sotto vento rispetto ad essi. In caso contrario la bestiola, puma o orso che sia, passerà comunque da voi a farvi un salutino. Come al solito, Bear Grylls ci allieterà con un'allegra esperienza capitata a un suo amico...
 La Sierra nevada è anche una zona ricca di serpenti. Oltre al serpente a sonagli, di cui parleremo approfonditamente in un altro articolo, si può incontrare il serpente reale.




 Il serpente reale californiano (Lampropeltis getula californiae) è una sottospecie del serpente reale comune. E' un serpente molto diffuso in cattività, ciò ha portato a una sua distribuzione anche in zone particolarmente distanti dal suo habitat naturale, come ad esempio le Isole Canarie.  E' originario della zona occidentale degli Stati Uniti (California, Arizona, Nevada e Utah) e del Messico settentrionale.
 Il SRC presenta una lunghezza compresa tra i 70 e i 110 cm. La testa è leggermente più larga del collo.
La colorazione risulta particolarmente variabile. Generalmente il nero o il marrone si alternano a fasce bianche o giallo chiare. Queste fascie chiare si allargano verso il basso.
 Il SRC è un serpente diurno nei climi freddi, mentre risulta nottureno nei climi caldi. Non è un serpente velenoso, uccide infatti mediante costrizione. Possiamo quindi, in caso di necessità, nutrirci di questo animale con più facilità rispetto ad un serpente a sonagli. Ma questo possibile cibo strisciante di cosa si nutre? Mangia piccoli invertebrati, compresi i serpendi di cui è immune al veleno, grandi invertebrati e uova.




 Dopo aver mangiato un coniglio, o un serpentello, possiamo continuare la nostra ricerca di civiltà con l'alito che puzza tipo Uomo di Neanderthal? Meglio cercare la manzanita. Capirete perché...




Sono arbusti che crescono negli Stati Uniti (California, Arizona e New Mexico) e nel Messico. Queste piante, che possono raggiungere anche i 6m, fioriscono dall'inverno fino all'inizio della primavera, mentre fruttificano in primavera inoltrata e in estate. La corteccia risulta liscia e di colore arancione o rosso. I rami sono tortuosi. 
 I fiori e i frutti rossi, di queste 150 specie, sono generalmente commestibili. Le foglie vengono utilizzate, strofinandole sui denti, come dentifrici naturali, come nel bacino mediterraneo avveniva con le foglie di salvia e di olivo.




 Un lago immenso si presenta innanzi a Bear Grylls. Come riuscirà a superarlo? Guardate la puntata dedicata alla Sierra Nevada e lo scoprirete!




4 commenti:

Lucius Etruscus ha detto...

Questa rubrica sta diventando sempre più spettacolare! Che voglia di un bel sughetto di lepre :-P
La storia del libro sulla California è stupenda, devo approfondire: sono inquietanti le storie di libri che hanno influito la storia e la geografia.
complimentissimi!

Ivano Satos ha detto...

Grazie mille Lucius. Del libro di Hastings ne parlerò in maniera più approfondita nel post dedicato ai Donner. All'epoca fu un bestseller, anche se l'autore venne quasi linciato dopo...
"Se sei vivo... restaci!" mi piace da impazzire. Un lavoraccio che comunque mi soddisfa moltissimo e che mi ripaga sempre. Poi è una bella lettura per tutti coloro che non sono in ferie, hanno diritto anche loro di viaggiare seppur solo con la fantasia ;)

Lucius Etruscus ha detto...

Attendo con ansia lo speciale sul libro.
la rubrica è perfetta anche per quelli come me, che non viaggiano mai fisicamente ma adorano i reportage di chi lo fa ;-)
Proprio in questo periodo sto leggiucchiando il delizioso d frizzante resoconto di viaggio del fratello di Ian Fleming che andò in Brasile a cercare tracce di una precedente spedizione: finora è poco tecnico ma divertentissimo.
Sai che anch'io impazzivo per Airone da ragazzo? Allora non è solo una mia impressione che sia cambiato coi decenni...

Ivano Satos ha detto...

Dopo il successo editoriale di Focus si cercò di virare su quel genere di pubblicazioni. Il bello di Airone era che toccava moltissimi argomenti, ma soprattutto la natura della penisola e di come molti uomini lottavano per tutelarla. Riusciva in maniera semplice ad approfondire gli argomenti trattati. Un vero gioiello insostituibile :(