lunedì 5 ottobre 2015

Il Wendigo tra antropologia, psichiatria, narrativa e cinematografia, attraverso Algernon Blackwood e Larry Fessenden, passando da Stephen King a Emanuela Monaco.







     Il Dottor Cathcart, di Aberdeen, è a caccia di alci. Con lui ci sono la sua guida,  Hank Davis, suo nipote Simpson, studente di teologia, e la guida di quest'ultimo, Joseph Défago. Défago è un canadese francofono abituato alla vita solitaria nella natura selvaggia, uno spirito romantico entrato in simbiosi con essa. Per lui i paesaggi desertici sono l'unico lenitivo contro la malinconia che lo possiede quando è costretto a interagire con la "civiltà".
 Ultimo membro della spedizione è Punk, un indiano fidato che aveva accompagnato Cathcart e Hank nelle passate battute di caccia. Lui è il cuoco della spedizione.
 Questo gruppo così eterogeneo inizia, nell'ultima settimana di ottobre, una battuta di caccia che li dovrebbe condurre fino a nord della città di Rat Portage.
Dopo una settimana passata senza trovare tracce di alci, Hank decide di cambiare strategia. Lui e il dottore avrebbero raggiunto il Il Garden Lake dirigendosi verso ovest, mentre Défago e Simpson avrebbero dovuto attraversare il lago con la canoa e quindi appostarsi tenendo a tiro la sponda sud del Fifty Island Water. Quel piano getta un ombra scura sul viso di Défago.  Quella notte, qualcosa di impalpabile  invade il campo, destando Punk dal suo giaciglio e lasciandolo per un attimo ad annusare l'aria e ad ascoltare come in attesa.
 La mattina dopo, il gruppo si divide, tranne Punk che resta a guardia del campo. Raggiunta la postazione, Défago decide di fare un giro di perlustrazione. Simpson, ormai solo, vive direttamente la possessione di quei territori selvaggi. La sensazione di esser vergati dalla potenza della natura, apre nuovi orizzonti nella mente dello studente di teologia. Al ritorno di Défago, Simpson non può che constatare un'aumento nel rispetto provato per quell'uomo. Un uomo in grado di leggere i messaggi della natura e quindi, come un autodidatta discepolo di Comenio, il volere di Dio. Uomo che improvvisamente, come un segugio, inizia ad annusare l'aria. Prima assumendo una posa drammatica, poi fingendo indifferenza. Simpson non riesce a capire cosa stia succedendo. Forse, la prolungata solitudine nella natura, induce un aumento della sensibilità di alcuni uomini, rendendoli soggetti a sbalzi d'umore o alla malinconia per una vita passata amata e abbandonata precocemente. Questo fino a quando anche lui non comincia a sentire qualcosa di strano...
 Il racconto di Algernon Blackwood utilizza il concetto romantico di natura selvaggia ribaltandolo, trasformandolo in un legame quasi di metabolizzazione dell'individuo.  La natura, fonte battesimale di purificazione, diviene scenografia infernale. Il concetto Waldeniano di abbandono della civiltà per una crescita esistenziale superiore, viene qui sconvolto rivelando una mutazione, innanzi alla natura, priva di qualsiasi controllo. Una modificazione sensoriale e un'alterazione percettiva che diventano somatiche. L'ipersensorialità, educata dalla fruizione della natura, diviene esponenziale e paragonabile agli esperimenti di stimolazione luminosa per indurre attacchi epilettici. La fusione agognata e invidiata da Simpson, si trasforma in una possessione non solo spirituale ma in grado di bruciare la stessa anima.
 L'uomo diviene un'entità compressa da quella natura che si spoglia di quell'apparenza di mondo misterioso ma conosciuto attraverso le leggi delle scienza, che dominano il mondo civile come quello selvaggio. Essa riacquista il potere che innalzava di fronte all'uomo selvaggio, prostrato al cospetto del suo potere, potere reso esponenziale dall'ignoranza dell'uomo bianco, la cui ragione e un velo talmente esile da aprirsi alla brezza proferita dal richiamo della natura.
 Attraverso quest'opera, Blackwood riversa sull'uomo bianco il mito algonchino del Wendigo, ponendo elementi fondamentali che saranno utilizzati da tutti gli autori che useranno questa entità. Questo spiega il motivo per cui ho voluto introdurre l'analisi multidisciplinare del Wendigo attraverso il suo racconto. Tra parentesi integrazioni di altre fonti.
    Il Dottor Cathcart e  Hank Davis ci spiegheranno infatti che il Wendigo è un'entità super umana gigantesca (la cui statura cresce attraverso il nutrimento di carne umana). La sua presenza è svelata da un odore pungente e acre, simile a quello dei leoni (o in certi casi a quello cadaverico). Un odore che riesce a indurre un malessere tra ebrezza e intossicazione, causando una sensazione di vertigini. Altri elementi che segnalano la sua presenza sono l'assenza di animali nelle vicinanze e un richiamo irresistibile. Il Wendigo è semplicemente il richiamo della foresta personificata. La sua voce risulta irresistibile, costringendo la vittima del richiamo a correrere verso la fonte iptonica con una velocità tale da incendiare i piedi e far sanguinare gli occhi. Una corsa al cui termine egli stesso sarà un Wendigo. L'autore cita anche il detto indiano per cui chi impazzisce abbia visto il Wendigo.


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       Il Wendigo è un mito algonchino, ovvero del più popoloso gruppo lingiustico nativo del Nord America.  Noi ora analizzaremo il Wendigo dal punto di vista antropologico grazie a un'opera fondamentale di Emanuela Monaco, "Manitù e Windigo. Visione e antropofagia tra gli algonchini" ( 216 pagine, II ed. 1996. collana "Chi Siamo", Bulzoni Editore - Link Amazon), in cui sono presenti quattro lavori  che costituiscono le successive tappe di un unico progetto di ricerca, cioè quello di avvicinare le culture indigene  nord-americane attraverso l'analisi della visione puberale, fonte per i giovani per l'acquisizione degli spiriti guida. Non si può analizzare il mito Wendigo senza conoscere l'importanza della visione puberale come istituzione del popolo Algonchino.
La visione puberale era un elemento fondamentale, in almeno la metà delle popolazioni native del Nord America,  per l'acquisizione di quei tratti caratteristici della maturità.
 All'età di quattordici-quindici anni il giovane indiano dipingeva di nero il suo viso e si allontanava dal villaggio. Attraverso un periodo di digiuno egli liberava la sua coscienza, divenendo soggetto a visioni. Queste visioni, che potevano insorgere durante la veglia o durante il sonno, gli permettevano di entrare in contatto con entità super-umane. La forma che egli vedeva per prima o che vedeva più spesso costituiva il suo manitù guardiano. Poteva essere un animale o una forma inanimata.
 La visione dello spirito guardiano era essenziale per indirizzare l'esistenza dell'individuo e il suo ruolo all'interno della tribù. Egli riceveva attraverso la forma assunta dalla visione specifiche qualità e prerogative. La visione di un animale indicava che il ragazzo avrebbe acquisito le capacità tipiche di quell'animale. La robustezza dell'orso, la capacità di cacciare di un lupo, ecc. Stesso dicasi per gli oggetti. Se l'indiano avesse avuto la visione di una parete rocciosa ciò avrebbe indicato una notevole resistenza agli insulti di frecce e lame.
 La ritualità della visione puberale accomunava quindi gli individui nell'acquisizione del ruolo di adulti, ma contemporaneamente li diversificava  attraverso qualità e prerogative differenziate. La visione puberale era anche una forma di contrasto alla stratificazione sociale, che risulta invece diffusa in altre società del passato. Una forma di meritocrazia disciplinata dal rito, non basata quindi su capacità dimostrate ma basata in realtà sull'efficacia della visione puberale e sull'azione del manitù che avrebbe sempre guidato e aiutato l'individuo. Robert A. Brightman ha espresso un legame tra sogno-visione e Wendigo. Secondo Brightman le vittime del fenomeno wendigo sarebbero influenzate nella loro trasformazione dal tipo di oggetto della propria visione. Egli trasforma quindi il Wendigo in un Manitù negativo con cui l'interazione, la visione, risulta identica agli altri, ma che si discosta da essi per l'effetto negativo, per l'individuo e per la comunità, derivante dalla visione. Ma la Monaco contrasta questa teoria poiché essa scinderebbe il legame tra Wendigo e antropofagia, oltre che tra Wendigo e possessione, essendo infatti il Wendigo l'unica entità super-umana a possedere l'uomo. Il fenomeno wendigo indica proprio una relazione tra l'antropofagia, errato metodo di alimentazione, e la possessione, errato metodo di comunicazione con il super-umano. Se quindi il digiuno rituale pone le basi per la visione, l'antropofagia pone invece le basi per la possessione. Bisogna tenere anche conto che i grandi visionari riuscivano a trasformarsi nello spirito guida in determinanti momenti, come ad esempio in guerra o nei riti sudatori, ma anche in una forma che potremmo definire di "criptobiosi". Negli inverni rigidi l'indiano poteva abbandonare la sua forma umana e acquisire quella del manitù, annullando la componente umana. Questa trasformazione, finalizzata a conservare la vita del Nativo, rientra nella protezione elargita dallo spirito guardiano.
Negli Algonchini quindi l'educazione all'interazione con le entità super-umane era contemporaneamente educazione all'alimentazione, fonte del tabù dell'antropofagia.
  Nell'articolo dedicato a Alfred G. "Alferd" Packer, ma anche in quello dedicato alla Sierra Nevada, abbiamo parlato di come fosse diffuso il fenomeno del cannibalismo occasionale. Il desiderio di mutare le proprie condizioni economiche, raggiungendo quindi nuove terre coltivabili o giacimenti aurei, poneva l'uomo in condizioni estreme in cui il cannibalismo era l'unica possibilità per sopravvivere. La corsa all'oro, che spostò intere mandrie di animali verso il West, indusse anche l'aumento di questi fenomeni aberranti. La stessa condanna di Packer derivò proprio da tale incremento. L'antropofagia era quindi una tentazione che gravava su quelle terre selvagge, tra i bianchi come tra i Nativi. Per l'uomo bianco c'era la legge di Dio o dello Stato, qualora vi fosse uno Stato e non un Territorio incorporato, per il Nativo vi era il fenomeno del Wendigo.
 Alcuni studionsi hanno ritenuto possibile che esistesse una psicosi wendigo, simile alla licantropia, alla base del mito algonchino. Questa psicosi, secondo il reverendo John M. Cooper, sarebbe caratterizzata dalla bramosia di carne umana e da un delirio allucinatorio per cui l'individuo crederebbe di essere un Wendigo.  La teoria della psicosi fa riferimento a circa una settantina di casi, sempre riferiti ma mai osservati direttamente dagli etnologi, sparsi in quattro secoli.
 Bisogna tener conto del fatto che gli Algonchini indicavano con il nome di Wendigo tutte le forme di follia, che risultavano principalmente a carico del sesso maschile.  Questa maggiore incidenza è dovuta probabilmente a pratiche economiche e religiose, infatti le poche donne coinvolte erano addette ad attività maschili. Le manifestazioni variavano dalla depressione all'agressività, fino ad arrivare, negli stadi finali, a tendenze omicide e suicide. I disturbi risultavano estremizzati durante l'inverno. Il comportamento violento del soggetto poteva portare i membri della tribù ad ucciderlo, per poi cremarlo, rito funebre diffuso tra gli algonchini, sciogliendo in tal modo il suo scheletro di ghiaccio. Si potrebbe parlare quindi di un'associazione tra il comportamento anormale,"eccentrico", di un individuo e il comportamento anormale del cannibalismo. Si utilizzava quindi l'infamia del cannibalismo come termine negativo in grado di definire lo sconstamento dalla norma.
 In una società come la nostra non è difficile sostituire il termine Wendigo con quello di Satana e la sindrome da wendigo con il satanismo o la possessione demoniaca. Ma tornando ai disturbi psichici, è fondamentale sottolineare che l'isolamento sociale e la discriminazione possono accentuare le manifestazioni di un disturbo psichico. Stesso dicasi per l'inverno, periodo in cui si verifica un incremento sia delle tendenze paranoiche sia della claustrofobia, la riduzione della melatonina, l'insorgenza di squilibri metabolici, ecc. Si ha quindi l'esacerbazione del quadro psichico.

Wendigo by darksilvania


 All'antropologo comunque interessa conoscere la concezione che i Nativi avevano di queste persone definite Wendingo e non l'interpretazione psichiatrica di tali individui. Attraverso lo studio di  Christopher Vecsey, Traditional Ojibwa Religion and Its Historical Changers, possiamo approfondire le cause che portavano un individuo a diventare un Wendigo:
La prima causa che è bene analizzare è quella inerente il pericolo di morte per inedia. Non vi era la necessità di compiere un atto di antropofagia, bastava il forte desiderio di carne umana durante una carestia o il tentativo di nutrirsi di tale carne per indurre tale trasformazione. Come direbbero i cattolici "si pecca anche con il solo pensiero". Per gli Algonchini era preferibile morire di fame che nutrirsi della carne dei propri simili, poiché chi avrebbe assaggiato la carne umana non ne avrebbe più fatto a meno. Stesso discorso viene fatto per l'orso in molte leggende. 
 Come abbiamo detto, gli episodi di cannibalismo erano frequenti nelle zone selvagge durante inverni particolarmente rigidi, sia tra i bianchi sia tra i Nativi. Quando ciò si verificava tra questi ultimi, era scontato che riemergesse il mito del Wendigo, anche da parte dello stesso soggetto accusato.
 Seconda causa trattata è la stregoneria. Lo sciamano inviava quindi alla vittima del suo maleficio uno spirito Wendigo o induceva la vittima a uno stato di carestia, in maniera tale da indurla indirettamente ad assumere quegli atteggiamenti favorevoli alla trasformazione in Wendigo.
 Terzo processo di trasformazione era l'acquisizione del Wendigo come spirito guardiano, dopo che questo si era manifestato sotto forma di un manitù benevolo. 
Quarta e fondamentale causa era la possessione. Abbiamo già parlato di questa capacità propria del Wendigo che lo distingue da tutte le altre entità super-umane. Questa differenziazione può evidenziare un'origine più antica, o al contrario più recente, del Wendigo rispetto alla concezione degli spiriti guida. Bisogna comunque affermare che il periodo di crisi, derivante dall'espansione del dominio dei bianche e dalla caccia sfrenata agli animali da pelliccia, indusse un aumento dei casi di cannibalismo, ma anche un aumento delle dinamiche aggressive all'interno delle tribù, con conseguente utilizzo di capri espiatori, come appunto le persone ritenute Wendigo.
 Era possibile curare un Wendigo? Nella maggior parte dei casi la risoluzione del problema era rappresentata dall'uccisione e dal successivo rogo, in alcuni casi avveniva il suicidio del soggetto o il suo bando dalla tribù. Un metodo per guarire era la somministrazione di notevoli quantità di grasso di orso. Secondo Vivian J. Rohrl, vivida assertrice dei fattori organici alla base della sindrome wendigo, le carenze di calcio, vitamina C e vitamine del gruppo B erano responsabili di disturbi mentali diffusi tra i Nativi delle are più settentrionali. Secondo Jennifer Brown, tale rimedio, comunque non frequente, era finalizzato ad espellere il Wendigo attraverso il vomito indotto dal grasso. Comunque sia, dal punto di vista antropologico ciò che risulta importante è il nesso tra cibo animale e allontanamento del wendigo, cosi come il legame tra assenza di cibo e avvicinamento di Wendigo.
 Questo rito, che mira a liberare l'uomo dalla possessione del Wendigo, rappresenta perfettamente quel solco che separa la concezione di giusto e sbagliato all'interno della cultura algonchina. Il giusto rapportarsi ai manitù attraverso la visione, l'educazione al digiuno per raggiungere lo stato di visionario, la visione come base per instaurare rapporti sociali attraverso il ruolo derivante dall'apprendistato intercorso con lo spirito guida, la caccia come attività legata all'alimentazione e la selvaggina come nutrimento corretto sono tutti elementi che si oppongono a quelli collegati all'entità Wendigo, ovvero la possessione in sostituzione della visione, l'incapacità di controllare la fame, l'utilizzo di carne umana in sostituzione della selvaggina, la trasformazione dei propri simili da soggetti di rapporti sociali in oggetti di alimentazione, ecc. L'opposizione del Wendigo al concetto di vita si manifesta anche con il modo in cui viene descritto, ovvero uno scheletro di ghiaccio. Egli nega quindi doppiamente la vita, poiché lo scheletro evoca la morte umana e il ghiaccio evoca una natura che non nutre.

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 Ora tratteremo alcune opere in cui è stata utilizzata la figura del Wendigo. Dove possibile analizzeremo i legami con la tradizione algonchina e con l'opera di Algernon Blackwood.
 Partiamo quindi con Pet Sematary di Stephen King, pubblicato negli Usa nel 1983 e in Italia nel 1985 da Sperling & Kupfer (link Amazon).





     Louis Creed si è da poco trasferito a Ludlow. Il capo dei  Servizi Medici dell'università del Maine e la sua famiglia abitano ora in una grande casa a due piani con un ampio prato. La casa è circondata da terreni demaniali che sono oggetto di controversia tra lo stato del Maine e i discendenti della tribù indiani dei Micmac. Ma quella casa non è completamte isolata, Louis potrà contare infatti su un vicino, Judson Crandall, che vedrà presto come una figura paterna.
 Parlare con Crandall è come parlare con la coscienza storica di Ludlow. Lui è nato nel 1900 in quella stessa casa e ricorda tutto quello che è successo  in quei paraggi, anche prima che facessero quella dannata strada che passa tra le due proprietà. Sulla Statale Quindici passano continuamente camion enormi che falciano tutti gli animali domestici che fanno l'errore di attraversarla. Ne falciano talmente tanti che il cimitero degli animali riceve sempre nuovi ospiti, portati dai piccoli padroni che attraversano chilometri del bosco per seppellire i loro amici pelosi.
 Ma è un cimitero diverso quello in cui Louis seppelliarà Church, il gattino della sua bambina di cinque anni. Da quel cimitero "domestico" origina, al di là di una catasta di alberi morti, un sentiero segreto che porta, dopo circa cinque chilometri, a una terra misteriosa. Una terra in cui, dopo paludi e mari di nebbia, si innalza il cimitero dei Micmac, dove i nativi seppellivano indistintamente uomini e animali. Un cimitero che gli stessi Micmac cominciarono a temere: «Con il passare del tempo, nemmeno i micmac ci vennero più. Uno di loro asseriva d'avere visto un wendigo, qui, e che il terreno si era inquinato.Credo che sia un posto pericoloso, ma non per i cani, i gatti o le altre bestiole.»
 Church tornò da quella terrà il giorno dopo. Era come se Louis se lo fosse aspettato. Alla fine per quale motivo Jud avrebbe dovuto insistere tanto? Forse se l'aspettava ma di certo non avrebbe mai immaginato quella sensazione di contaminato e impuro che gli avrebbe trasmesso il gatto di sua figlia, ora risorto come un Lazzaro pagano.
 Church non era di certo il primo. Molti vi avevano seppellito i propri animali. Molti li avevano visti ritornare, non come prima ma comunque presenti. Erano strani, come se si fossero trovati in un teletrasporto e fosse andata via la corrente prima della fine del processo. Ma alla fine un gatto "strano" che male può fare?
 Louis ha ormai aperto una porta tra il suo mondo e quel cimitero circondato dalle acque salmastre della palude. Una porta con gli occhi verdi che si muove per casa, espirando il lezzo di decomposizione misto a terra secolare. Una porta che forse non riuscirà a chiudere dopo la morte del figlio...




 "Pet Sematary" rappresenta, al di là del suo valore di opera horror, una splendida indagine sull'interazione tra l'uomo e la morte, e sul processo di educazione alla morte. Vi è un bellissimo paragone di Louis tra la repressione della morte in Rachel e la repressione della sessualità nell'epoca vittoriana. L'età contemporanea, a differenza di quella inglese del secolo XIX, stà vivendo proprio una repressione del concetto pedagogico di morte. Reprimere la morte e il lutto, eradicandoli completamente dall'evoluzione di un individuo, è paragonabile a reprimere l'empatia e il senso di realtà. Il lutto e il funerale sono la conseguenza di una perdità, nascondere ciò sotto un velo è un'implicito invito, la mia estremizzazione può apparire eccessiva ma è più vicino alla realtà di quanto possiate mai immaginare, alla soppressione dell'altro. E' come trasformare la vita in un videogame, poiché chi muore viene solo dimenticato e con lui anche colui che ne ha provocato la morte. E' un concetto che ho già affrontato qui ma spero di tornarci perché, dal punto di vista sociale, antropologico e pedagogico risulta importantissimo.




 Per Jud il cimitero dei Micmac era la rappresentazione del grande senso di colpa di quella tribù. Secondo il
vecchio, i Micman avevano subito un inverno difficile. Un inverno in cui l'alternativa era morire di fame o... <<si diceva che il Wendigo ispirava, a quelli che toccava, il gusto della carne dei loro simili>>. Quel cimitero accolse le ossa di coloro che furono mangiati per permettere alla tribù di sopravvivere. Il loro delitto rese impura la terra. Una terra che ora risputava nuovamente nella "realta" coloro che vi venivano sepolti.
 Essere sepolti nella terra contaminata dall'influsso del Wendigo non può generare una semplice "resurrezione". Anche coloro che riemergeranno da quel suolo saranno toccati dal Wendigo, tocco che consumerà la loro bontà e la loro anima.




 Alcuni elementi di "Pet Sematary" possono essere interpretati attraverso la ritualità e la simbologia algonchina. Il ruolo dello spirito guida può essere accostato a quello di Victor Pascow, uno studente del campus morto tragicamente e che ora infesta le visioni di Louis: «Non andare oltre, dottore, per quanto tu ne
senta il bisogno. La barriera non è fatta per essere abbattuta. Ricorda questo: c'è più potere qui di quanto tu sappia. È antico e sempre inquieto. Ricordalo.»
Al manitù guardiano spettava anche il compito di rafforzare lo spirito di un uomo in lutto per la perdita di un figlio.  Pascow agisce anticipando gli eventi. Uno spirito guida poteva assolvere a  una  funzione protettiva diretta a più di due soggetti, e infatti lo stesso spirito di Victor Pascow apparirà nei sogni della piccola Eleen. Bisogna specificare che Pascow poteva avere un ruolo diverso da quello di spirito guida, fungere quindi da punto di congiunzione dei due mondi. Infatti Eleen dirà: «Diceva che l'avevano mandato ad avvertire, ma che non poteva interferire.»
 Altro elemento è la resurrezione. La resurrezione è vista come simbolo di rinascita spirituale negli Algonchini. Il passaggio da un livello inferiore di conoscenze ad uno superiore. Si potrebbe parlare di resurrezione dopo l'esperienza della visione puberale, attraverso il rapporto di identità che si istaurava tra il visionario e l'oggetto della visione. Nell'istituto Midewiwin il concetto di resurrezione è ancora più forte, essendovi numerosi livelli iniziatici da superare. E' il rito del manitù Orso quello in cui si può parlare propriamente di resurrezione, essendo l'orso sottoposto a un particolare rito di "rinascita" dopo la sua uccisione per mano dell'uomo. Rinascita che è anche preparazione a una futura morte naturale. La ritualità a carico dell'orso ucciso diveniva punto di riverimento per il rito iniziatico del quarto livello, presieduto appunto dal manitù Orso, dove si verificava la resurrezione culturale dell'iniziato.
 Così, come la visione si contrappone alla possessione e il digiuno all'antropofagia, potremmo considerare la resurrezione fisica, avvenuta nella terra maledetta dal wendigo, come l'inversione di quella resurrezione culturale/spirituale che si realizza con la visione puberale, con l'iniziazione sciamanica e attraverso l'istituto Midewiwin. Una resurrezione in cui non si avrà un rapporto di identità, ma la possessione di quel corpo risorto.
 Risulta ironico che durante il rito dell'orso venisse sacrificato un cane, mentre nell'opera di King il sacrificio per innescare il legame sia la resurrezione di un gatto...
 In "Pet Sematary" ha un ruolo anche il fuoco come mezzo di distruzione della creatura posseduta dal Wendigo, processo finalizza a eliminare la struttura scheletrica di ghiaccio tipica dell'entità super-umana.
  Mary Lambert dirige nel 1989, basandosi sull'opera di  Stephen King, il film omonimo, distribuito in Italia con il nome di "Cimitero Vivente". Nel film il Wendigo non viene mai nominato.

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 Nel 1999  Antonia Bird dirige "Ravenous", distribuito in Italia con il titolo "L'Insaziabile". L'opera fonde la tragedia della spedizione Donner e la vicenda di Alfred G. "Alferd" Packer, passato alla storia come il cannibale del Colorado.






     Il tenente John Boyd (Guy Pearce) viene inviato in California, presso Fort Spencer. Il personale del forte è un insieme di casi umani: il Colonnello Hart (Jeffrey Jones), collezionista di libri in lingua originale; il soldato Toffler, il loro personale emissario inviato dal Signore; Maggiore Knox, intimo amico della bottiglia; il soldato Reich (Neal McDonough), una macchina da guerra schizzata come un furetto sottoposto a clistere di idrocarburi; il soldato Cleaves (David Arquette), sempre ultra-drogato. Sono presenti anche due civili, ovvero la nativa Marta, silenziosa e laboriosa, e il fratello George, compagno di sballo del soldato Cleaves.
 Il trasferimento del tenente è il frutto di un particolare evento verificatosi durante la guerra Messico-Americana. Durante questo conflitto egli riesce, fingendosi morto, a penetrare le linee nemiche. Viene posto alla base di una catasta di cadaveri il cui sangue drena sul suo viso e la sua bocca. Quel sapore metallico è come se risvegliasse in lui una sete ancestrale ben lungi dall'essere soddisfatta. La sublimazione di questa sete lo porta a catturare l'intero comando nemico. Quell'atto eroico è comunque il frutto della sua viltà.
 Una notte i soldati del forte soccorrono un disperso, F.W. Colqhoun (Robert Carlyle), che è riuscito a sopravvivere nella Sierra Nevada per tre mesi. Egli faceva parte di una spedizione partita ad aprile per raggiungere la California. La guida era rappresentata dal colonnello Ives, esperto nel seguire un percorso più breve per raggiungere quella terra promessa. Dopo alcune peripezie, i pionieri si rifugiano in una grotta per sfuggire a una tormenta che rende inpratiabile il sentiero. I migranti, una volta terminate le provviste, macellano tutti gli animali domestici. Dopo un mese cominciarono a mangiare tutti gli oggetti in cuoio.
 Un giorno in cui Colqhoun uscì per cercare del cibo, un pioniere morì. Quando ritornò al campo gli altri stavano cucinando le sue carni. Dopo una settimana anche quella carne finì. Dei sopravvissuti si impossesso una fame diversa:
 <<Presto fummo nuovamente affamati, ma la nostra fame era differente. Più severa. Selvaggia.>>
Quella fame selvaggia si impossesso come un demone del colonnello, portandolo a uccidere due dei pioneri. Quando solo Colqhoun e  la moglie di MacCready riuscirono a sopravvivere alla furia del colonnello, egli decise di fuggire e di recarsi al forte.
 I militari, rosi alla speranza che la signora MacCready sia ancora in vita, decidono di organizzare una spedizione di salvataggio.
Il racconto impressiona particolarmente George, il quale, mostrando un dipinto, spiega al Colonnello Harte e al tenente Boyd il mito del Wendigo, mentre il cerca di tradurre:
<<Un vecchi mito indiano del Nord. Un uomo che mangia la carne di un altro, rubandogli la forza. L'essenza. Lo spirito. La sua fame diventa bramosa, insaziabile. Più egli mangia più vuole mangiare. E più mangia più diventa forte.>>




Il racconto di Colqhoun e il mito del Wendigo avranno una funzione catartica sul tenente, come guardare la proiezione del proprio psicodramma. Egli sentirà nuovamente quell'ebrezza derivante dal battesimo subito col sangue fraterno. Sia per lui sia per Colqhoun quella spedizione avrà conseguenze irreversibili.
  Nel film la tensione risulta pulsante. Una tachicardia ascendente che quasi implode dopo una crescita graduale. Ma ciò che risulta parossistica è la componente comica che si manifesta nel momento in cui l'ansia sta per prendere il sopravvento. L'opera mischia infatti humor nero, thriller e horror. Jeffrey Jones riesce a tirare il film verso quelle commedie ambientate nell'era vittoriana, grazie alla sua interpretazione da direttore buonaccione immerso nei propri interessi. Neal McDonough, che ha sempre interpretato personaggi cazzuti e freddi, qui diviene un Rambo, ma alla Hot Shots!, sceso nel selvaggio West.
Tutto questo si alterna a scene da cannibal movie attenuato, come nella caverna e nel bosco, e spuntature slasher.



 Il diavolo della Sierra, la cui "apparizione" verrà accompagnata da ritmi tribali, risultando più simile a un Beetlejuice che non a un freddo killer.
 La Sierra Nevada è quasi un'enorme incubatrice, un assurdo terreno di coltura in cui il diavolo e il tenente sono mutati, cambiati, o forese sarebbe più corretto dire che sono regrediti a uno stadio ormai dimenticato.
 Il mito del Wendigo viene infatti fuso con il mito del sangue. L'uomo diviene Wendigo attraverso una scelta razionale, quasi inchinandosi innanzi a un Dio e alla sua ritualità. Il Wendigo diviene per l'uomo bianco una divinità in grado di spodestare i suoi dei. L'ostia di carne reale risulta superiore a quella cialda ormai priva di potere, ma superiore anche alla stessa controparte infernale. Lo sfruttamento del territorio e della cultura in funzione dei bisogni dell'uomo "civilizzato".
 Originale risulta la rappresentazione del contrasto tra accettazione del Wendigo e opposizione a esso, che permette di mostrare l'alterità che si impossessa dell'individuo a causa della fame selvaggia.


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 Larry Fessenden dirige nel 2001 il film "Wendigo", arrivato in Italia nel 2004 per il solo mercato home video.





     George (Jake Weber) e Kim (Patricia Clarkson) sono in macchina con il loro figlio, Miles, occupato a giocare sul sedile posteriore. Lo scontro con un cervo ferito manda fuoristrata la station wagon, fortunatamente senza feriti. La macchina resta impantanata, ma l'arrivo di tre cacciatori, quelli che davano la caccia al cervo, non migliora certo la situazione. 
 Dopo essere riusciti a partire, raggiungono finalmente lo chalet di Richard, un amico della coppia. L'abitazione è un luogo semplice, la televisione infatti non prende e si origina una splendida citazione di "Poltergeist", con il bambino innanzi a quello schermo senza segnale. L'accensione del camino costituisce però uno splendido diversivo, se non venisse rovinato dal passaggio all'interno della proprietà da parte di Otis, la testa calda del gruppo di cacciatori. La tensione torna a scaldarsi, anche per la presenza di un vecchio foro di proiettile sulla finestra.
 L'opera di Larry Fessenden, dopo un inizio che sembra citare "La villa accanto al cimitero" e l'innevato "Shining", sfocia in una situazione tipica di molti thriller prodotti all'inizio degli anni '90. Dopo la fine delle grandi paure, che sia la Terza Guerra Mondiale o il comunismo, la fobia viene indirizzata verso l'alterazione del nucleo familiare. L'altro è visto come l'antigene estraneo, voluto o temuto da uno o da entrambi i coniugi, che penetra nella cellula famigliare. A partire da "Attrazione fatale", che è dell'87, si passa quindi a "La mano sulla culla" (The Hand That Rocks the Cradle) , in cui l'antigene è volutamente inglobato prima di constatarne la patogenicità, ad  "Affari sporchi" (Internal Affairs), dove è piacevolmente subito, fino a "Uno sconosciuto alla porta" (Pacific Heights), dove lo stalking diviene puro genio. Spesso il film permette di aprire quello scrigno di interazioni patologiche familiari che generalmente resta ben sigillato. Un esempio è Ore disperate (Desperate Hours) di Michael Cimino, ben diverso dalla versione di William Wyler del 1955.
 Qui la psicanalizzazione è incentivata da Kim, che lavora come psicologa, mentre l'estraneo è il cacciatore voyeur, white trash non reciclabile con probabili parentele sulle sponde del Cahulawassee...




 Miles, già in tensione per aver visto l'uccisione del cervo e per dover dormire da solo in una casa che non conosce, comincia ad avere disturbi del sonno. Ciò lo porta a leggere un libro sulla cultura dei Nativi.
 Questa nuova passione si manifesterà durante un uscita in famiglia. Entrato in una farmacia insieme alla madre, Miles viene attratto dal reparto dedicato alla medicina dei Pellerossa. L'inserviente, riconosciuto in una statua l'oggetto del suo interesse, gli parla del Wendigo: <<Uno spirito molto forte e molto potente. Può assumere diverse forme. Vento, albero, uomo, bestia e tutte le forme intermedie. Può volarti addosso come un vento in tempesta, senza preavviso. Di colpo. E divorarti. Consumarti col suo insaziabile appetito. Wendigo ha fame, sempre fame. E la sua fame non si placa mai. Più mangia più diventa grande. Più diventa grande più aumenta la sua fame. Se lo incontriamo non abbiamo speranze, verremo divorati. Non c'è nulla di cattivo tra la terra e il cielo, ma ci sono spiriti da temere poiché sono spiriti in collera.>>
E una volta che gli ha donato quella statua: << Chi ha udito l'urlo di Wendigo non sarà più lo stesso.>>
 Milas comincerà a guardare con occhi diversi quella foresta in cui strani suoni accompagnano un vento improvviso e quasi solido.




 Larry Fessenden trasforma completamente il mito del Wendigo, immergendolo in una foresta in cui i villici risultano quasi piu pericolosi delle entità super-umane che vi possono regnare. Non a caso ho voluto citare il legame con Deliverance (Un tranquillo weekend di paura). Il regista conserva il rapporto della creatura con la morte, ma lo trasforma in modo originale.

 "Wendigo" di Larry Fessenden su Amazon




 Trasformazione che il regista attua anche con "The Last Winter", diretto nel 2006 e proiettato in Italia nel 2009.





    
   Alaska. Ed Pollack (Ron Perlman) ritorna in quel deserto gelato che circonda la base della North Industries, struttura finalizzata alla mappatura della zona e all'identificazione dei punti più idonei a una possibile trivellazione. La base è una specie di fortino, un fortino di cui Ed è il capo indiscusso. Tornare nel suo regno è un momento di forte emozione ma ha anche una forte componente rituale. Un modo per marcare il territorio e per riconfermare le gerarchie.
 La struttura presenta infatti due nuovi ospiti, il geofisico James Hoffmann (James LeGros) e il suo vice Elliott. Le due new entry hanno il compito di verificare sia  che la North rispetti le normative imposte dagli Usa sia l'impatto delle operazioni sull'ambiente. Hoffmann ha constatato un progressivo aumento delle temperature, circa 36° a settimana, con conseguente scioglimento del permafrost.
  La spensieratezza e il divertimento che viene mostrato vela la forte insicurezza e competizione che ribolle in Ed, incentivata anche dalla gelosia verso Abbie (Connie Britton).
 Larry Fessenden riesce a convogliare questa spensieratezza della base verso un mondo esterno in cui ciò che è celato, dal sibilo del vento e dalle strane mandrie di renne, ipnotizza l'osservatore. Un'ipnosi che si fissa nella mente come un abnorme aumento della declinazione magnetica. Maxwell, il più giovane del gruppo di lavoro, sarà infatti ossessionato dal pozzo della KIK, contenitore delle informazioni raccolte nel 1968, che si erge quasi come una Kaaba frutto dell'uomo ma ormai detentrice di vita propria. Un mausoleo che ammalia con il suo mistero ma che inquieta in una sorta di ammonimento da lapide potenziale. Come se riuscisse a trasmettere un segnale in grado di alterare l'istinto dell'uomo, facendo emergere in lui una consapevolezza più alta. Come se l'uomo agisse da elemento di un organismo e non come organismo stesso. Un'alterazione in grado di rendere reale il principio di Edward Abbey.




 Fortissimi i legami emotivi con "The Thing" (La Cosa), sarebbe impossibile che non ci fossero, ma anche con Shining, per l'isolamento che stringe come una garrota e per quel senso di alterità di alcuni personaggi. 
 Larry Fessenden è un maestro nell'alternare la claustrofobia all'interno della base con la dispersione degli spazzi infiniti del deserto bianco. Ma proprio questa sensazione di immenso egli la inverte. Nelle distese bianche i personaggi risultano ancora più compressi, come se la stessa aria fosse solida e pesante, e assumono le fattezze di quegli animali il cui carapace e sospeso nella vetroresina.
 Altro elemento che partecipa a trasmettere una sensazione di inquietudine è l'effetto drone. Se all'esterno la natura genera un suono che ricorda i lavori di Thomas Köner o Sleep Research Facility, all'interno il sistema di riscaldamento e di ariazione riuscirà a coprire quasi costantemente qualsiasi attimo di silenzio. Fino a divenire insopportabili.




 La prima persona a nominare il Wendigo è Dawn Russell (Joanne Shenandoah), la nativa che funge da "mamma" della base, ovvero cucina, medica e consola. Lei lo definisce  <<uno spirito oscuro>>.  Il Wendigo diviene una sorta di difensore della natura, un soldato della wilderness. Un anticorpo della natura...
 Bellissimo il simbolismo del corvo, uccello che appare spesso nel film. Alcune leggende dei Nativi vedono nel corvo la divinità che creò gli animali che popolano il mondo. Secondo alcune il corvo si accorse della forza dell'uomo e creò l'orso per contrastarla, secondo altre il corvo creò l'uomo da delle piccole statue di fango, queste si animarono e per lenire una fame abnorme divorarono il corvo.
 Visto che parliamo di elementi un po' criptici, possiamo inserire la fuga di Motor, il meccanico della stazione, con i piedi in fiamme a causa di un'esplosione. Nel "Wendigo" di Algernon Blackwood, Défago parla di "piedi di fuoco" così come alcune tracce sulla neve presentano riflessi legati al fuoco...
 Presente risulta anche quel richiamo irrefrenabile ben rappresntato nellopera di Blackwood.





 Le uniche pecche del film sono due. La prima è, come sostenuto anche da Lucia Patrizi, quella di passare da un'entità misteriosa vista di sfuggita a un essere ben visibile, mostrando quindi con esso anche le carenze degli effetti speciali. Secondo punto è l'ipertrofia del messaggio ecologista, quasi a un livello disturbante in certi momenti. Ci sono moltissime sfumatura che può assumere un messaggio sociale, funsionale comunque per la trama dell'opera, ma Larry Fessenden trasforma questa possibilità variegata quasi in un comizio, facendo sembrare il film un prodotto di propaganda degno di un gruppo di ecologisti estremisti e un po' tocchi. Ciò si realizza solo in due momenti, circa entro i primi 30 minuti, e quindi non appesantisce l'intera opera.




 Larry Fessenden ha diretto anche l'ottava puntata della serie Fear Itself dedicata al Wendigo, ovvero "Skin & Bones"  trasmessa in Usa il 31 luglio 2008  e in Italia, con il titolo di "Lo spirito delle montagne" l'11 dicembre 2009.


 Grady, disperso per dieci giorni tra le montagne, ritorna scolvolto e denutrito al suo ranch. Dei due lavoranti scomparsi con lui non si hanno notizie. La moglie, il fratello Rowdy e i suoi due figli, Derek e Tim, dopo la felicità iniziale, sono in attesa che le sue condizioni di salute migliorino, consapevoli del miracolo di cui hanno beneficiato.
Il periodo della convalescenza di Grady, allettato e cachettico, risulta leggermente problematica. Non solo per il suo comportamento, ma anche per strane aggressioni ai danni dei capi di bestiame. Eddie, il nativo factotum del ranch, comincia a guardare con timore la finestra della stanza in cui Grady vive recluso. Egli capisce che il responsabile è il Wendigo: <<Lo spirito delle regioni solitarie. Un essere carico di odio che vive nei gelidi venti delle alte montagne. Entra dentro le persone deboli, che stanno morendo di fame.>>
 In questa puntata di Fear Itself, il Wendigo viene inserito in un contesto familiare caratterizzato da adulterio e dal conflitto adolescenziale. E' quindi una versione domestica, craustofobica e d'assedio, di un essere sovrannaturale tipico della natura incontamina e degli spazi aperti.





Anche la serie "X-Files" tratta, nella diciannovesima puntata della prima stagione, di un essere super-umano affamato di carne umana, una via di mezzo tra il Wendigo e il licantropo. L'episodio  "Shapes"   viene trasmesso negli Usa il  1º aprile 1994, mentre in Italia, con il titolo di  "Metamorfosi", il  31 agosto 1995.

Due cacciatori caricano i loro fucili all'interno di uno schale di caccia. Ma i loro volti e il temporale che inperversa all'esterno non indicato i preparativi per una normalissima caccia. Raggiunto il cortile di una fattoria si dividono, il ragazzo all'interno della stalla mentre il più anziano continua a perlustrare l'esterno. Proprio il ragazzo, dopo aver trovato un bovino ucciso, viene aggredito alle spalle da un'essere  simile a un lupo mannaro. Questo viene abbattuto dal padre del ragazzo, trasformandosi in un Nativo ormai privo di vita. I due agenti Fox Mulder e Dana Scully si recano sul posto per verificare la versione dei proprietari del ranch e le prove.
 Il figlio svela ai due agenti i sospetti suoi e del padre. Da alcuni mesi sembra quasi che gli animali selvatici abbiano abbandonato quelle terre. Nessun verso e nessuna traccia, ma la sensazione di essere osservati da qualcosa nascosta nella vegetazione. Fox Mulder e Dana Scully cominciano a sospettare di un essere soprannaturale a causa della presenza di strane tracce.

 Fox Mulder scopre che il primo X-file, risalente all'inizio della Seconda Guerra Mondiale nel nord-ovest del paese, tratta proprio di vittime ridotte a brandelli, come se fossero state attaccate da un animale selvatico. Nel '46 gli agenti costrinsero l'animale, ritenuto responsabile delle aggressioni, all'interno di una caverna. Dopo aver aperto il fuoco trovano solo il cadavere di un uomo. Di questi strani omicidi compiuti da un uomo-bestia c'è traccia anche nel resoconto di una spedizione risalente a 150 anni prima. In questo documento si parla di indiani che riescono a trsformarsi in lupo.



Qui si parla di Manitù, che sarebbe una generica entità soprannaturale non prettamente negativa, poiché gli stessi spiriti guida sono indicati con tale nome.  Questo spirito si impossessa della sua vittima di notte, trasformandola in una mostruosa creatura assassina. Al mattino seguente l'uomo non ricorda nulla, per poi trasformarsi nuovamente dopo il tramonto. Viene descritta una trasmissione simile a quella dei lupi mannari.

La serie X-Files su Amazon



 Anche nel dodicesimo episodio della prima stagione di "Streghe" vediamo una fusione tra Wendigo e licantropia. La puntata "The Wendigo" viene trasmessa negli Usa il 3 febbraio 1999, mentre in Italia il 26 gennaio 2000 con il titolo di "Wendigo".

Piper è rimasta con una gomma a terra in una zona rurale. Mentre è in una cabina telefonica per telefonare al soccorso stradale, viene aggredita da un essere mostruoso. L'intervento di un uomo mette in fuga la creatura, salvando Piper che se la cava solo con un graffio.



 Su un libro Piper scopre che il Wendigo durante il giorno ha l'aspetto di uomo, mentre di notte si trasforma in un mostro affamato di cuori umani. Il primo vendigo fu un mortale che tradito dalla sua amante le strappo il cuore e lo divorò. Non appena ebbe mangiato il cuore dell'amata si trasformò diventando un mostro...
 Il mostro uccide solo donne con gruppo sanguigno AB- e solo durante tre notti consecutive, qla notte di luna piena e la notte precedente e quella seguente. Il Wendigo ha inoltre paura del fuoco e la capacità di contagiare attraverso ferite inferte alla vittima sopravvissuta. Per ucciderlo è necessario sciogliere il suo cuore di ghiaccio.
 Anche qui vediamo una fusione tra Wendigo e licantropia.






Col secondo episodio della prima stagione di "Supernatural" si giunge finalmente nel bel mezzo della natura selvaggia. "Wendigo" viene trasmesso negli Usa il  20 settembre 2005 e in Italia il 20 febbraio 2007.


     I fratelli Winchester, Dean e Sam, sono alla ricerca del padre scomparso durante una "battuta di caccia". Le prede non sono cervi o alci bensì esseri sovrannaturali. La sparizione del padre e l'uccisione della fidanzata di Sam sono i due elementi scatenanti che porteranno i due fratelli a unire le loro forze contro lo stesso Male che ha ucciso la loro madre. Veniamo ora alla seconda puntata della prima serie. 
 Alcuni ragazzi si sono accampati nei pressi del Blackwater Ridge all'interno della foresta Lost Creek. Una strana creatura si muove tra le loro tende massacrando lentamente tutti i componenti del gruppo. Dean e Sam raggiungono quella stessa zona grazie a delle coordinate trovate nel diario del padre. Vengono a sapere della scomparsa dei campeggiatori e, dopo aver parlato con la Hailey, la sorella di uno di questi ragazzi, decidono di investigare sul caso. Sam scopre che ogni 23 anni si verificano delle misteriose sparizioni a carico di campeggiatori.
 Da un anziano, che da bambino fu l'unico a salvarsi dall'attacco di un "grizzly", i due fratelli scoprono la verità. Il responsabile di quelle sparizioni non è un orso ma un essere velocissimo che riuscì ad entrare nel capanno, aprendo la porta e non sfondandola, per poi trascinare i suoi genitori nell'oscurità della notte.
 Decidono di unirsi a Hailey, a suo fratello minore e alla sua guida nella spedizione per trovare il fratello scomparso. Nella loro caccia al Wendigo dovranno anche proteggere tre persone che non hanno la minima idea a cosa stanno andando incontro...
 La presenza di una tana sotterranea che il Wendigo utilizza come dispensa lo rende simile agli psicopatici dei film horror, grazie anche al sopravvento del ragionamento sull'istinto. Questo Wendigo razionale aderisce comunque ai classici temi del mito. Assisteremo infatti a una natura estinta innanzi alla sua presenza e al rituale classico per la sua uccisione.






Con l'undicesimo episodio della serie "Grimm" vediamo nuovamente il Wendigo integrato in un ambiente cittadino. La puntata  "To Protect and Serve Man" viene trasmessa negli Usa il 9 novembre 2012, mentre in Italia, con il titolo "Per proteggere e servire", il 3 giugno 2013.

 Due agenti fanno irruzione in una villetta su segnalazione dei vicini. Dopo aver trovato due uomini a terra, un agente rincorre un sospetto che fugge dall'appartamento. Una volta che è stato bloccato e arrestato, egli farnetica di esseri provvisti di artigli che volevano mangiarlo.

  L'agente Hank Griffin  ricorda ancora sia quell'episodio di sette anni prima sia quell'uomo, Craig Ferren, che tra breve sarà condannato a morte per l'omicidio di uno dei fratelli Kreski, l'altro è riuscito a salvarsi. Hank svela i suoi dubbi a Nick Burkhardt, partner dell'agente Griffin e... cacciatore di creature sovrannaturali. Nick accetta questa corsa contro le rimanenti 36 ore e mezzo che separano Ferren dall'esecuzione, ma per lui non sarà certamente facile scagionare una persona che accusa i due fratelli Kreski di essere mostri antropofagi.
 I disegni che Ferren ha utilizzato per descrivere l'aspetto assunto dai Kreski fa capire a Nick che le vittime erano in realtà Wendigo e che Nick ha agito per leggittima difesa. In un antico testo trova la testimonianza di un uomo che nel 1759 ha incontrato un Wendigo presso la tribù degli Algonchini:

<<I suoi occhi brillavano e il suo fiato emanava un orribile fetore di carne bruciata.>>

  I due poliziotti non possono certo basarsi su questa storia per fermare l'esecuzione, devono quindi trovare prove materiali della condotta antropofaga dei due fratelli. Si passa quindi da un horror a una indagine non dissimile a quella di Law & Order, agenti e burocrazia che si scontrano, ostacolandosi ma aumentando la suspence.
 Se in  "Fear Itself"  abbiamo visto un Wendigo inserito in un ambiente domestico, anche se rurale e isolato, in "Grimm" troviamo due Wendigo integrati nella società di una città come Portland. Amati e rispettati da tutti. Esseri quindi che riescono a ben celare la loro natura "altra". Tutto questo permette di traslare in maniera originale il mito del Wendigo in uno scenario da legal-thriller urbano.


I disegni fatti da Craig Ferren per descrivere l'aspetto delle due creature che volevano divorarlo


Due dei disegni che illustrano la testimonianza del 1759 sul Wendigo




 Il sesto episodio della seconda stagione di Sleepy Hollow affronta in modo più sentimentale il mito del Wendigo. La puntata "And the Abyss Gazes Back" viene trasmessa negli Usa il 27 ottobre 2014, mentre in Italia, con il titolo  "Scrutare negli abissi", il 16 dicembre 2014.


Ichabod Crane, risvegliatosi dal XVIII secolo nel XX secolo, e l'agente Abigail Mills rispondono a una chiamata per disturbo della quiete pubblica, presso la Punta dei Pionieri. Giunti sul posto si scontrano quasi con questo "essere"...





...che scompare immediatamente. I due non hanno il tempo di riprendersi dalla visione di quello strano essere, che rinvengono sul luogo due cadaveri. Unico sopravvisuto al massacro e Joe, figlio del defunto sceriffo Corbin, il quale risulta sotto shock.
 Le vittime sono state eviscerate e ciò fa tornare in menta a Crane un'episodio risalente al 1778. Una battuta di caccia che sfociò in un massacro antropofago. Responsabile di tutto ciò era un wendigo:
 Creatura che possiede attributi umani e animali. L'appetito è scatenato dal desiderio di sangue umano. Quando la bramosia è in atto ha luogo la trasformazione. La bestia torna ad assumere sembianze antropomorfe solo dopo il consumo di organi umani.


Illustrazione del testo consultato da Ichabod Crane

 Il mito del wendigo si fonde con quello del licantropo. Ichabod Crane e Abigail Mills cercheranno di guarire la vittima della "possessione"...






 La serie "Hannibal", costituita da tre stagioni, è andata in onda dal 2013 al 2015.
Presenta molti elementi riconducibili al Wendigo, come il cervo, i palchi, il cannibalismo, le visioni, ecc.
Giocando a utilizzare un'interpretazione legata al mito del Wendigo, potremmo dire, rifacendoci alle teorie di Brightman, che Will Graham è soggetto a visioni, sia durante la veglia sia durante il sonno, in cui il Wendigo si mostra come animale guida. Il visionario cerca di resistere, a differrenza di quello che ha fatto Lecter.
 Seguendo invece l'interpretazione di Monaco, possiamo dire che la visione che affligge Will Graham è invece un avvertimento, quindi non rappresenta un animale guida ma il messaggio, l'insegnamento che lo spirito guida vuole infondere nel visionario. Mentre per Lecter possiamo parlare di possessione.
 Saltando quindi dalle puntate iniziali della serie, a cui il gioco faceva riferimento, ci possiamo guardare la follia che prende forma...




 Prima di passare ai fumetti, terminando il nostro viaggio, vi segnalo due short film, entrambi della Barber Motion Pictures, Windigo Origins e Windigo Revolution.




 Steve Englehart e Herb Trimpe hanno creato per la Marvel un personaggio, denominato Wendigo, basandosi proprio sul mito degli Algonchini. Egli appare per la prima volta nel numero 162 de "L'incredibile Hulk", dell'aprile del 1973. Oltre che a giocare con l'uomo verde ama anche contendere la cuccia a Wolverine. Il Wendigo presenta forza e resistenza illimitate, è immune alle pallottole, ha la capacità di rigenerare i tessuti danneggiati ed è velocissimo.
 Voi pensate forse che i fumettisti italici stiano a guardare, mentre gli americani giocano a frisbee con questi animaletti simbatici? No, decisamente no. Nel febbraio del 1998 esce in edicola il numero 8 di Magico Vento intitolato "Windigo"!




     L'indiano Lingua Dritta è in allerta nel buio della foresta. Il gruppo di bianchi, che ha guidato tra i sentieri selvaggi, si scalda accanto al fuoco. La natura che li circonda è strana. Come se fosse ibernata. Non si vedono ne si sentono animali. Tutto è sospeso.
 Lingua Dritta e Buck, un trapper che funge da secondo scout per quel gruppo di esploratori, sentono nell'aria odore di morte. Quel silenzie e quel fetore infernale non possono che essere un segno della sua presenza. Un Wendingo si è risvegliato in quei luoghi. Un Wendigo che ha fame di uomini.
 A poche miglia dall'orrore, Magico Vento cavalga tra la neve insieme al suo amico Poe. Ben presto il destino lo porterà nel mezzo di quel mattatoio in cui si è trasformata la foresta, per compiere una sfida impossibile contro una creatura agghiacciante.
 Bellissima storia in cui le trame esoteriche risulteranno ben al di sopra dell'umana comprensione, soprattutto per il povero Poe. Gli elementi tipici della leggenda del Wendigo risultano invariati, come la natura silenziosa e l'odore cadaverico, ma vi sono alcuni elementi rituali particolari e una forma di trasmissione non affrontata in altre opere.




7 commenti:

Unknown ha detto...

Complimenti super post bellissimo! ;-)
Il Wendigo è una leggenda Western, perchè ha le sue origini nella cultura dei native hai saputo raccontarla molto bene ;-) Per altro mi hai tirato dentro uno dei miei libri di Zio Stevie preferiti ;-)

“L’Insaziabile” (Ravenous) l’ho visto una vita fa, dovrei rivedermelo…
Ciliegina sulla torta, il mio Crazy Larry Fessenden, omino pazzerello adorabile e regista da applausi, i suoi film sono fantastici, e pescano proprio dai miti dei nativi americani (The Last Winter è un filmone!).

Sei stato completissimo, ti sei ricordato di “Skins & Bones”, del Wendigo della Marvel, di quello di Magico Vento e hai trovato spazio anche per Hannibal (grazie per la citazione per altro).

Oggi ti sei davvero superato… Giù il cappello! ;-) Cheers!

Lucius Etruscus ha detto...

Capolavorone, hai davvero esagerato: storia, antropologia, narrativa, cinema, fumetti... Mi sa che stanotte riceverai la visita del Wendigo che ti stringera' la mano :-D
Davvero complimenti ^_^

Gioacchino Di Maio ha detto...

Una interessante e straripante analisi su questa creatura tipicamente americana. Ottimo e esaustivo post !

Il Moro ha detto...

Quanta roba! Questo sìche è andare a fondo! Avendo citato il wendigo nel mio ultimo racconto, non ho potuto fare a meno di leggere tutto... Magari avrei dovuto leggerlo prima!
Il Moro

Ivano Satos ha detto...

@Cassidy Grazie Mille Cassidy!!! Rileggere Pet mi ha fatto tornare un sacco di ricordi, oltre alla voglia di fumare una bella corncob pipe caricata a virginia ;)
Proprio da “L’Insaziabile” è partito tutto. Pensa che la prima volta che lo vidi credevo fosse un horror puro al 100%. Figurati lo stupore alle prime scene folli. E' sempre un piacere citarti Cassidy ;)

@Lucius Grazie Mille Lucius!!! Con te poi ho condiviso tutte le gioie e anche i "dolori" di scoprire nuove opere da inserire. Il bello è che dopo aver finalmente pubblicato l'articolo scopro, grazie a un utente Fb, di aver saltato un libro che parla del Wendigo. Dopo che mi sarò disitossicato lo leggerò per inserirlo nel post.
Se viene il Wendigo spero che non sia maleducato e che porti qualcosa... non vorrei finire nel suo piatto ;)

@Gioacchino Grazie Mille Gioacchino. Ci ho sbattuto la testa da questa estate, ma i vostri commenti e quelli dei ragazzi di Fb mi fanno gioire per ogni ora passata sopra questo articolo :)

@Moro Grazie Mille Moro!!! Allora dovrò inserirti nell'articolo ;) Fino ad ora siamo a due lacune che dovrò colmare. Il Wendigo non mi abbandonerà mai. Scherzi a parte sarà un vero piacere ;)






Lucius Etruscus ha detto...

Sarà questa la tua Maledizione del Wendigo: ogni volta che crederai d'aver finito, qualcuno verrà a suggerirti un'aggiunta :-D

Ivano Satos ha detto...

Sarà lo stesso appena pubblicherò il post sul nostro amico peloso ;)